Il recente Report voluto dalla IBM Security al Ponemon Institute ci fa comprendere quanto costa alle aziende una scarsa se non nulla sicurezza informatica
Il mese di ottobre è, a livello europeo, dedicato all’informazione circa la sicurezza informatica (nei suoi diversi aspetti). Un recente Report dal titolo Cost of a Data Breach 2020, realizzato dal Ponemon Institute su richiesta della IBM Security, ci aiuta a comprendere meglio la reale situazione nel Mondo (e in Italia) per quanto concerne la violazione dei dati informatici delle aziende.
Quanto costa la violazione dei dati alle aziende?
Ogni violazione di dati, per la società che subisce questo vero e proprio furto, costa in media 3,86 milioni di dollari a livello mondiale, in Italia “soltanto” 2,90 milioni di euro. Un dato che ci aiuta a realizzare quanto sia impattante e deleteria la perdita dei dati in possesso delle società.
La violazione dei dati, a livello globale, è stata studiata su un campionario di oltre 500 realtà economiche, delle quali 21 sono italiane.

Lo smart working è un problema?
Dalla ricerca effettuata dal Ponemon Institute si evince che gli hacker sono riusciti a scardinare, o per meglio dire a superare, le difese informatiche di aziende anche di alto livello grazie allo smart working (causato dall’emergenza Coronavirus). Lavorare a distanza, infatti, ha obbligato i lavoratori molto spessi a operare dai loro pc o su reti informatiche non adeguatamente protette: tutto ciò a permesso ai pirati informatici di rubare i dati.
Il problema non è stato lo smart working in sé stesso ma la mancanza di un’adeguata preparazione e l’utilizzo di cloud non sempre adatti allo scopo.
Sono stati così messe a rischio informazioni concernenti l’identificazione personale dei clienti , con ingenti danni economici.
Difese informatiche poco efficienti?
L’anno scorso più di 8 miliardi e mezzo di registrazioni sono stati hackerati dai pirati informatici. Questi ultimi, una volta su cinque, sono riusciti a sottrarre fraudolentemente informazioni sensibili grazie a password e posta elettronica non protette in maniera adeguata.
Diverse società stanno iniziando ad adottare una struttura informatica alternativa per gestire al meglio la propria Cyber Security: Zero Trust termine coniato dagli analisti della società di ricerche statunitense Forrester Research, che si basa su una revisione completa dei rapporti tra gli utenti (così da evitare infiltrazioni pericolose tramite verifiche di accesso e autenticazioni vari dei profili).
Questi attacchi hanno comportato un aumento impressionante nelle spese legate alla sicurezza informatica nel 2020.
Incentivare la cyber security conviene
Dal Report Cost of a Data Breach 2020 si evince che le società che hanno investito in tempo nella sicurezza informatica, anche formando il proprio personale, sono riuscite a risparmiare (in media) 3,58 milioni di dollari statunitensi. Le aziende, invece, che non hanno dato particolare peso alla cosa hanno perso cifre considerevoli.
Per sfruttare al meglio gli ultimi ritrovati circa la sicurezza informatica è necessario pertanto avere una corretta formazione.
La realtà italiana
In Italia, rispetto al resto del mondo, la situazione è relativamente migliore. Come abbiamo segnalato all’inizio di questo articolo il costo medio delle violazioni dei dati aziendali è di 2,90 milioni di euro (con una rilevante diminuzione del 4,9% rispetto all’anno scorso).
E’ molto importante ricordare che, in media, il costo concernente la perdita o il furto di un singolo dato ammonti “soltanto” a 125 euro. Un 3,8% in meno all’anno scorso.
Il 52% delle violazioni di dati è dovuto ad attacchi malevoli. Per identificarli, il tempo è calato da 213 a 203 giorni. Quattro giorni in meno rispetto al resto del mondo (207 giorni).
Importante, quindi, è intensificare le proprie difese informatiche e, al contempo, implementare le skill dei propri dipendenti circa la sicurezza informatica.
Alessandro Maria Raffone
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