L’Industria 4.0 nelle parole del Professore Giuseppe Converso

Giuseppe Converso, Ingegnere Meccanico e Professore di Project Management nella Produzione Industriale, ci spiega l’interessante mondo che ruota attorno all’Industria 4.0

Il Professore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Giuseppe Converso (docente anche del nostro corso Sviluppo del Paradigma 4.0), ci ha concesso un’intervista illustrando i cambiamenti in atto, grazie all’Industria 4.0 e, più in generale, alla Quarta Rivoluzione Industriale

D: Quando si parla di Industria 4.0, a cosa ci si riferisce?

R: Con il termine Industria 4.0 ci si riferisce, in estrema sintesi, alla Quarta Rivoluzione Industriale. Trattandosi di un processo storico, non è possibile ridurre a poche parole la complessa fenomenologia produttiva, economica e sociale ad esso connesso. 

In realtà, definire puntualmente gli scenari e le conseguenze di lungo periodo, riguardanti la rivoluzione produttiva di quarta generazione attualmente in atto, è prospettiva ardua, se non impossibile. 

Ma la complessità delle interrelazioni e il regime di incertezza caratterizzanti l’evoluzione di Industria 4.0, non deve essere letta come una fonte di criticità. Tutt’altro! Complessità ed incertezza devono essere vissute, sia dalle generazioni che stanno guidando il cambiamento, quanto da quelle che ne erediteranno i frutti, come una grande opportunità e, in ogni caso, come una sfida da non perdere. 

D’altro canto, se tutti i driver del cambiamento fossero già scritti, definiti e difficilmente mutabili, essi rappresenterebbero un limite del processo evolutivo a tal punto grande, da renderlo a parità di performance tecnologiche e produttive, di scarsissimo interesse per la comunità scientifica ed il mondo produttivo nella sua interezza. 

D: Quali sono le Tecnologie Abilitanti?

R: Le Tecnologie Abilitanti, anche note come KETs (Key Enable Technologies) sono tutte le risorse interconnesse tra loro e con la rete Internet che, grazie alla loro configurazione sistemica permanente, consentono alle aziende di migliorare la produzione e la progettazione dei prodotti, nonché l’erogazione dei servizi, generando al tempo stesso valore aggiunto.

Le Tecnologie Abilitanti hanno la caratteristica di essere tutte legate alla digital transformation, e di generarne la progressione, poiché sono considerate dei driver di innovazione.

Nel dettaglio esse sono:

1. Advanced Manufacturing Solutions;

2. Additive Manufacturing;

3. Augmented Reality;

4. Simulazione e Digital Twin;

5. Horizontal e Vertical Integration;

6. Cloud Computing;

7. Internet of Things;

8. Cyber Security;

9. Big Data Analytics.

D: Perché sono così importanti per lo sviluppo delle aziende nel prossimo futuro?

R: Perché consentiranno il processamento di una nuova intelligenza industriale, sempre più diffusa, sempre più strategicamente pervasiva, maggiormente in grado di guidare le aziende al successo, sia in termini di riduzione dei costi, che di soddisfacimento dei bisogni del mercato, in una creazione di valore aggiunto teoricamente (ma qui sottolineo il valore puramente teorico dell’affermazione) senza rischi (ovvero con un notevole abbattimento della loro incidenza sul business).

D: Potrebbe parlarci delle Smart Factory?

R: Servirebbe un corso specificamente dedicato per illustrare il concetto richiesto. In estrema sintesi una smart factory è un impianto produttivo costituito da macchinari intelligenti che comunicano in qualsiasi momento il loro stato, in termini di capacità produttiva disponibile, potendo essere integrata con altre fabbriche intelligenti, su scala regionale o nazionale. 

Consentendo, al contempo, di distribuire le materie prime in modo ottimizzato e massimizzare l’efficienza energetica del processo produttivo.

Le smart factory non possono più operare, come per il passato, in una classica configurazione stand alone, ma al contrario sono messe in comunicazione verticalmente con database e processi di controllo, per merito di prodotti e sistemi intelligenti, ed essere connesse orizzontalmente con tutte le funzioni industriali di stabilimento ed i dati provenienti dalla rete.

In conseguenza di tale caratteristica, i diversi componenti della smart factory, necessitano di autonomia decisionale, ovvero del potere ad essi delegato in termini di elaborazione dell’informazione ed autonomia di scelta, ottimizzate tra le soluzioni tecnologiche di produzione effettivamente possibili. 

In linea di principio le smart factory possono, quindi, operare e prendere decisioni in modo indipendente, svincolati da qualsiasi unità di controllo umana superiore.

D: Cosa si intende per Paradigma 4.0?

R: A ben vedere l’elenco delle KETs in precedenza riportato, si nota con una certa facilità che esse esistono in configurazione differente, già da prima del 2015 (anno in cui convenzionalmente si data la nascita del Paradigma 4.0). 

Pertanto assume legittimo albergo, il quesito: in cosa può mai essere non solo innovativa, ma addirittura, come detto in apertura, rivoluzionaria l’industria 4.0?

Molto semplicemente nella idea di rottura insita nel suo presupposto paradigmatico. In altri termini non conta l’automazione di per sé. Ma, piuttosto, la possibilità di conferire autonomia decisionale alle macchine e di consentire che questa autonomia sortisca da un’intelligenza diffusa orizzontalmente, tra le macchine di una stessa smart factory e verticalmente all’interno di una supply chain network.

Questo è il Paradigma 4.0, senza il quale non solo non avrebbe avuto senso il concetto della Industria 4.0 ma, al tempo stesso, non avremmo avuto l’impulso al progresso, registrato (al netto degli effetti pandemici) delle attività produttive, economiche e sociali dell’essere umano in apertura del Terzo Millennio.

Alessandro Maria Raffone

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